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Photo Credit To instagram |
Non sono una con la puzza sotto il naso, anzi.
Da quando vivo a Berlino, dal 2016, ho
imparato che non c’è nulla di cui stupirsi: puoi uscire in ciabatte e
nessuno lo noterà, puoi aprire un negozio di cocci rotti e i tedeschi ti
diranno amabilmente “oh komisch, aber schön!!!”, puoi avere la
ricrescita al colore dei capelli e troverai sicuramente qualcuna che ti
imiterà, non tanto per la sciattagine (il gusto tedesco è a volte
geniale e di classe), ma perché sembra che ai tedeschi piaccia
maledettamente il trash.
E’ come una forma di cultura che rende anche felici.
Ed ora ho capito perchè.
Per il mio compleanno ho ricevuto da
parte di mio marito tre inviti a cena tutti made in Groupon, scelti
accuratamente per farmi divertire e secondo quelle che sono, e lui lo sa
bene, le mie preferenze: giapponese, francese, cena con spettacolo.
Il francese e il giapponese sono stati consumati quasi subito.
Niente da dire sul gusto francese,
adattato perfettamente al contesto berlinese: il menù proposto dalla
“Ganymed Brasserie” è stato eccellente e l’ambiente abbastanza neutrale
con tocco squisitamente francese di musica e arredi.
Sul giapponese forse devo fare un po’
spallucce, mio marito ha scelto ciò che Groupon proponeva e non ha avuto
molte alternative in quel momento, ma devo dire che “Lila Vietnam” di
Mitte ci ha accontentato nelle abbondanti porzioni di sushi, nella
immancabile, ma sempre buona zuppa di Miso, e nella coreografica
scenografia di un presepe orientale composto da aironi, palme di cocco,
fontanelle feng shui e lucine intermittenti stile natalizio.
Ma il vero stupore è arrivato un venerdì sera al “Wilde Matilde Bar”, che consiglio vivamente almeno una volta nella vita.
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Foto Irma Trotta |
Una premessa prima del folklore.

Detto questo, devo ringraziare
l’adattamento eccellente di mio marito alle situazioni più disparate: è
da lui che ho imparato definitivamente a prendere ciò che viene. Del
resto, scegliendo Berlino per cambiare le nostre vite, sapevamo
benissimo di doverci adattare ad una multi cultura più folcloristica,
certe volte stravagante e spesso anche bizzarra.
Per questo i miei primi cinque minuti di
sbuffi per il posto a sedere decisamente scomodo (un tavolo di 80×40
altezza ascella, seduti in quattro con poltroncine Capitonnè) si sono
subito ridimensionati e l’umore riportato al motivo della serata:
divertirci.
Il locale, come suggerisce il nome e
anche l’icona di una vispa vecchietta con sguardo sagace e seni
prosperosi avvolti in un attillatissimo decolté, si vuole collocare in
un’epoca che può variare tra fine ottocento e i primi anni venti del
novecento, il concept del locale preannuncia un viaggio scintillante e
colorato tra gli anni 20 e 40.
Ho passato la prima mezz’ora a chiedermi
cosa succederà in un posto così eccentrico pieno di colori e di elementi
coacervi – parer mio – messi lì per confondere lo spettatore e
togliergli il dubbio di essere nel posto sbagliato e nella serata
sbagliata.
Dopo di che ho iniziato a studiare i
dettagli sempre più Komisch: la scelta del look delle cameriere stile
anni cinquanta e dei camerieri swing anni trenta, l’arredo misto Belle
Epoque, i drappi settecenteschi delle tende, i tessuti in damasco
dell’ottocento, gli sgabelli metà settecento e metà Art Dèco,
l’illuminazione tra gli anni venti e gli anni ottanta, e la musica…
Quest’ultima mi ha sicuramente spiazzata e
ancora adesso faccio fatica a capire gli abbinamenti originali scelti
per lasciare sul viso degli ospiti l’espressione dello stupore con la
domanda, almeno per chi non è tedesco, “Perché?”.
E poi le ballerine, a coronare la scelta
musicale variopinta tra lo stile anni novanta-duemila della pop music di
Christina Aguilera e il CanCan dei primi cinquant’anni dell’ottocento
parigino, quello di Jacques Offenbach nella sua operetta Orpheus, ancora
famosa e attuale attrazione del Moulin Rouge.
Ma gli avventori tedeschi sembravano
apprezzare il pout pourri, battevano le mani a ritmo incalzante e anche
mio marito ad un certo punto, che per il suo biondo quasi platino e gli
occhi azzurri si mimetizza molto bene tra il popolo “Deutsch Original”,
si è lasciato trascinare dal ritmo ciondolando le spalle.
Poi è stato il momento del cantante, con
gli anni trenta di Frank Sinatra e degli anni cinquanta di ”That’s
amore” del fantastico Dean Martin.
La prova del nove per togliersi ogni
dubbio in fatto di originalità è arrivata con il trenino “Zum
Geburtstag” a ritmo di samba in onore dei festeggiati che per
l’occasione erano ospiti della serata.
A seguire disco music con “Born To Be
Alive” di Patrick Hernandez, ma anche una Cher degli anni ottanta, e
perchè non farsi mancare il balletto del famoso film Grease?
Tanto di cappello poi all’artista di
giocoleria che con i suoi cerchi luminosi ha paralizzato gli spettatori
con uno spettacolo di luci decisamente affascinante. Ci aspettavamo gli
acrobati visto i trampolini e le funi appesi al soffitto, ma
probabilmente non era quella la serata.
A far da intermezzo tra una esibizione e
l’altra la mitica signora stile anni 30 con il cestino di profumati e
coloratissimi mazzolini di fiori di campo che passava tra i tavoli a
venderti un po’ di primavera a 4 euro mentre fuori imperversa un vento
gelido simil inverno.
Ok, concludo.
Seduta accanto a me c’è una signora variopinta inespressiva con sguardo vitreo, che ha ballato e battuto le mani per tutta la sera, insomma si è divertita come una matta. Eppure fuori di qui non scommetteresti un centesimo nel sostenere che nelle sue corde esiste la possibilità più remota di divertirsi a suon di Samba e Can Can.
Il popolo tedesco è eccezionale. Non voglio avere la pretesa di conoscerlo da sempre, ma dopo questo tempo vissuto in una città così eclettica come Berlino, mi sembra quantomeno di aver iniziato a catturarne lo spirito.
Non sono tutti freddi i tedeschi e soprattutto non lo sono nel cuore, ma senza ombra di dubbio sono un po’ trash.
Seduta accanto a me c’è una signora variopinta inespressiva con sguardo vitreo, che ha ballato e battuto le mani per tutta la sera, insomma si è divertita come una matta. Eppure fuori di qui non scommetteresti un centesimo nel sostenere che nelle sue corde esiste la possibilità più remota di divertirsi a suon di Samba e Can Can.
Il popolo tedesco è eccezionale. Non voglio avere la pretesa di conoscerlo da sempre, ma dopo questo tempo vissuto in una città così eclettica come Berlino, mi sembra quantomeno di aver iniziato a catturarne lo spirito.
Non sono tutti freddi i tedeschi e soprattutto non lo sono nel cuore, ma senza ombra di dubbio sono un po’ trash.
Quella apparente legnosità nasconde una
leggerezza: nei luoghi opportuni amano anche loro prendersi poco sul
serio, perdendo l’inclinazione a sottostare ad un cliché che impone le
regole e la perfezione a tutti i costi.
Ma quando devono divertirsi è tutto a briglia sciolta.
Fin troppo… o quasi.
Ma quando devono divertirsi è tutto a briglia sciolta.
Fin troppo… o quasi.