martedì 28 febbraio 2012

Storia: Balla Anna, balla!

Anna nacque in una bellissima giornata di sole nel tempo delle ginestre dietro le quali, diceva sua nonna, gli innamorati facevano l'amore a primavera. 
Era il 1947 e Torino accennava ad una evidente ma lenta ripresa, dopo gli anni di una guerra che si portò via un quinto degli uomini della famiglia di Anna.
Lei era nata in casa, dopo venti lunghissime ore di travaglio: mamma Eva, durante tutte quelle ore non fece altro che ballare come le suggerì la Marta, una delle più vecchie levatrici della città, che aveva fatto nascere anche lo zio Gustavo. 
"Balla Eva, balla!", ripetè Marta per tutto il tempo. E quella creatura nel grembo di Eva sembrava ballare con lei.

Quando si udì il primo vagito di Anna, fu un sollievo per tutti: fu un parto difficile, forse il più complicato che Marta ebbe a vivere in tutta la sua carriera.
E che Anna non era proprio una bimba con tutte le rotelle a posto, come amava dire suo fratello Valter di cinque anni più grande di lei, era lì da vedere.
Era come se Anna nascondesse un segreto, uno di quelli che proprio non si possono dire. Ed era come se in quel primo vagito, che non voleva arrivare, si nascondesse l'attimo presso il quale Anna non voleva fermarsi: un tempo nel quale, invece, tutto si fermò nell'attesa del suo primo respiro .
“Balla Anna, balla!”.

Sembrava che mamma Eva avesse appreso bene questo concetto della Marta e lo trasferì ad Anna tutte le volte che la piccola diventava silenziosa e sembrava isolarsi da tutto il resto del mondo.
Ormai aveva cinque anni e di quell'attimo senza respiro Anna portava il segno: a volte silenziosa e a volte fin troppo esuberante, l'unica cosa che la calmava era ballare; ogni musica era motivo sufficiente a farla volteggiare come una farfalla.
Finì col diventare "la bambina strana" e mamma Eva dovette rinunciare a mandarla anche a scuola, perché proprio per la sua stranezza non la capiva nessuno.
“Autismo”, dissero più avanti i medici. E Anna diventò, così, quella diversa.
Nel suo silenzio e in quell'attimo in cui si bloccò il respiro durante la sua nascita,
Anna sembrava continuare a custodire il segreto della sua vera esistenza.
Si parlò di miracolo il giorno in cui il padre di Anna cadde dal tetto che stava riparando e si salvò da morte certa perchè trovò per caso li sotto il camion dello zio Gustavo, che sbadato com'era aveva dimenticato di prendere i sacchi di sabbia per rifare la soletta del solaio di casa.
Anna era li che ballava...
Si parlò di miracolo quando Nina la zoppa fu trovata sul ciglio di una strada bagnata fradicia perchè era scivolata in un torrente: si salvò grazie all'arrivo improvviso dei dragatori, che in quel posto dovevano andarci il giorno dopo; ma il giorno dopo metteva vento e allora cambiarono programma proprio quella mattina.
Anna era li che ballava...
E così fu anche per Giovanni il taxista, che evitò l'incidente grazie ad Anna che danzava per strada e gli fece deviare la rotta; e anche per Rosanna la piccola sorda che non sentì il treno arrivare e si sporse troppo sui binari, ma Mario il capotreno si voltò giusto in tempo, la prese per il bavero del cappotto e la trascinò via al volo per non farla travolgere dal treno in corsa.
Anna era sempre li che ballava...
 
Si disse, e si dice ancora, che ogni qualvolta scendesse un angelo dal cielo, Anna fosse li. 
Si disse, e si dice ancora, che il segreto di Anna fosse il dono di vedere quell'angelo.
Nessuno però ha mai detto,  né pensato, che l'angelo fosse lei...

3 commenti:

claudia c ha detto...

Molto toccante, se "toccante" non fosse un aggettivo così stridente con il mondo racchiuso nell'autismo...

IrmaT ha detto...

grazie Pom... E' un mondo di persone speciali soprattutto...

raffaella ha detto...

Spesso scrivo anche io il diverso.
Bello
Raffaella